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Generazione Z: svogliati, impreparati, pretendono compensi esagerati

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Foto di muntazar mansory da Pixabay

Negli ultimi anni la Generazione Z è al centro del dibattito collegato al lavoro e all’istruzione

Secondo recenti sondaggi la Generazione Z sta perdendo punti agli occhi dei datori di lavoro. Questi ragazzi paiono svogliati e demotivati, pretendono alti compensi a fronte di una scarsa preparazione e inoltre si presentano ai colloqui di lavoro in compagnia dei genitori. 

Anche in Italia si parla spesso di situazioni analoghe, (benché il sistema istruzione-lavoro sia completamente diverso rispetto a quello degli Stati Uniti), ma la stagionalità di numerose mansioni con condizioni di lavoro non idilliache e gli stipendi fermi da 30 anni, ci danno più di una qualche attenuante. 

Generazione z: il sondaggio di Intelligent

Quello che state per leggere è il frutto di un sondaggio condotto dalla rivista Intelligent di cui ha parlato il New York Post, che ha preso in esame i ragazzi e le ragazze nati tra fine degli anni 90 e i primi 10 anni degli anni 2000, che faticano a trovare una occupazione a causa del loro modo di porsi. 

L’indagine di Intelligent, condotta a dicembre negli USA, ha coinvolto 800 persone tra manager e dirigenti ai quali è stato chiesto il perché preferiscano assumere lavoratori più anziani ed esperti rispetto alle nuove leve della Generazione Z.

Da questa emerge che negli Stati Uniti il 39% dei dirigenti d’azienda preferisce assumere personale più anziano e ben integrato nel settore, offrendo stipendi più alti e maggiori benefit. 

I numeri dell’indagine: i datori di lavoro 

Il 53% dei datori di lavoro intervistati ha affermato che i neolaureati hanno difficoltà a mantenere il contatto visivo durante il colloquio, il 50% ha affermato che i candidati chiedono un compenso esagerato ed irragionevole, mentre il 47% ha affermato che i candidati non si vestono in modo consono ad un colloquio e all’ambiente di lavoro al quale auspicano di accedere, mentre il 21% ha affermato che molti si rifiutano di attivare la fotocamera in caso di colloquio condotto da remoto

Inoltre, il 63% dei recruiters ha affermato che i neolaureati non riescono a gestire il proprio carico di lavoro, il 61% sostiene che arrivino spesso in ritardo al lavoro, il 59% ha affermato che non sappiano rispettare le scadenze prefissate e il 53% nota che sono soliti arrivare in ritardo anche alle riunioni.

Dubbi sulle capacità comunicative e sulla professionalità

Il 58% dei datori intervistati sostiene che i candidati della Generazione Z in cerca di lavoro siano permalosi e tendano ad offendersi troppo facilmente. Risultano impreparati rispetto ai ritmi della vita lavorativa, il 57% nutre dubbi sulla loro professionalità, il 55% afferma che i giovani non accettino le critiche costruttive e il 52% sostiene che abbiano scarse capacità comunicative. Tra gli intervistati, il 47% ha ammesso di aver licenziato un neolaureato.

La parola agli esperti 

Come si legge su New York Post, secondo Natalie E. Norfus, esperta di risorse umane e fondatrice di The Norfus Firm a Miami, in Florida:

Al giorno d’oggi, i datori di lavoro sono molto meno disposti a investire gli sforzi e il denaro necessari per formare lavoratori inesperti perché le richieste di produzione sono ai massimi storici e gli incarichi medi sul posto di lavoro sono inferiori.

Contenuto di una mail inviata a Fox News Digital.

In difesa dei giovani arriva Joe Mull

Il metodo migliore è quello di far seguire e affiancare i giovani dai professionisti più esperti, piuttosto che assumere i candidati più anziani. Questo è quanto ha sostenuto Joe Mull professionista che insegna ai leader e agli imprenditori come essere capi migliori e far sì che il lavoro funzioni bene per tutti. È autore di importanti libri sul mondo del lavoro tra cui il suo ultimo successo: Employalty: How to Ignite Commitment and Keep Top Talent in the New Age of Work. (Occupabilità: come stimolare l’impegno e trattenere i migliori talenti nella nuova era del lavoro).

Stralcio del suo discorso tratto da New York Post: 

L’idea che i lavoratori più giovani siano meno equipaggiati, più titolati o meno motivati è un luogo comune generazionale vecchio quanto il tempo stesso.
Queste percezioni poco lusinghiere dei lavoratori più giovani sono le stesse percezioni che i lavoratori più anziani avevano di noi quando arrivavamo sul posto di lavoro.
L’indicazione che i giovani lavoratori abbiano difficoltà a gestire i carichi di lavoro e a rispettare le scadenze è ingiusta perchè il burnout continua a persistere a livelli record in tutta la forza lavoro.
I lavoratori di tutte le età sono alle prese con carichi di lavoro e scadenze, spesso per ragioni indipendenti dalla loro volontà, che hanno poco a che fare con il loro carattere o con l’etica del lavoro.