L’estate si avvicina e anche nel 2023 molte delle strutture che si preparano ad affrontare la stagione balneare, sostengono che nonostante gli “alti stipendi” (il virgolettato la dice lunga) i bagnini non vogliano più lavorare.
Non è soltanto una questione di retribuzione, molto spesso scarsa e non adeguata, viziata anche dall’ingerenza di agenzie che offrono lavoro in somministrazione, ma di responsabilità altamente vincolanti!
In primo luogo occorre abbandonare la visione stereotipata del bagnino italiano maldestro e scansafatiche, dipinta caricaturalmente dall’ottimo Panariello in Bagnomaria del 1999, per concentrarci sul fatto che in realtà si tratta di figure che si occupano di soccorso e tutela delle aree marine e senza le quali gli stabilimenti non potrebbero neanche aprire al pubblico!
In tanti sostengono che il problema dei bagnini introvabili sia figlio del reddito di cittadinanza. Questa affermazione può nascondere un fondo di verità ma non è tutto!
Gianni l’ottimismo è il profumo della vita! Recitava un non tanto vecchio spot. E oggi voglio proporvi una mia personalissima riflessione da bagnino, forse meno ottimista ma più propositivo e con 20 stagioni di servizio da Lifeguard sul groppone, tra pubblico, associazioni di volontariato e privati.
Quei bagnini introvabili…
Incudine e martello è un modo carino per definire pubblico e privato. Il bagnino di salvataggio è un esercente un servizio di pubblica necessità, ma quando non lavora per un ente locale come: Città Metropolitana, Regione o Provincia, bensì alle dipendenze, o meglio agli ordini di un privato, in molti casi la situazione potrebbe stridere, perché salvo lodevoli eccezioni (CREDETEMI… CI SONO) quel bagnino farà di tutto tranne il bagnino, appunto! Cosa che potrebbe avere risvolti civilmente e penalmente rilevanti per il/la malcapitato/a.
In un clima di perenne incertezza lavorativa, fare la stagione è una benedizione e quando si ottiene un lavoro per pochi mesi che ti permette di pagare le bollette, l’affitto di casa e mettere qualcosa sotto i denti, occorre sfoggiare una buona dose di gratitudine e flessibilità, mentre opporsi alle richieste del proprio datore di lavoro è assolutamente controproducente.
Ed è qui che assecondare richieste incompatibili con la propria mansione di lifeguard diventa consuetudine. Ma d’altro canto il bagnino di salvataggio è un esercente un servizio di pubblica necessità e ha degli obblighi deontologici ben precisi che talvolta cozzano con richieste totalmente incompatibili con detta mansione.
Ne ho visto di tutti i colori: bagnino barman, bagnino spiaggino, bagnino addetto al noleggio SUP, bagnino che pulisce i bagni, bagnino skipper, bagnino cameriere, bagnino manutentore, bagnino giardiniere, bagnino animatore, bagnino PR, bagnino parcheggiatore e qui mi fermo perché ne avrei a iosa!
Ma anche a livello pubblico, presso le spiagge libere non è tutto rose e fiori, ho visto appaltare il servizio di salvamento a mare ad associazioni di volontariato che definire tali è un sacrilegio, laddove “il potere” è gestito da capetti pseudo esperti che si fanno le scarpe l’un l’altro per un tozzo di pane, dove ti chiamano il giorno prima dell’inizio del servizio per una ipotetica riunione, ti danno un ombrellone consumato, due pinnette per bodyboard, un rescue can e un fischietto giocattolo e ti sbattono in qualche spiaggia ad alto rischio per 3 misere settimane, il tempo giusto per sfoggiare un sempre verde “eppur si muove“ con il fine di salvare la faccia all’amministrazione di turno.
E poi la ciliegina sulla torta, il tuo non è uno stipendio, non maturi contributi, non puoi aspirare ad una eventuale Naspi. Il tuo è un rimborso spese, perchè di fatto sei un volontario!
Proposta frutto di una personalissima riflessione
Tornando al discorso privato. Ma se i bagnini fossero “offerti” ai concessionari dal Comune costiero, che potrebbe così legittimamente aumentare il costo delle concessioni ricaricando anche sul servizio fornito con tutti i crismi del caso?
Lo stesso ente si occuperebbe di gestire il piano di salvamento attraverso veri professionisti, operando una attenta selezione del personale, nonché di predisporre un contratto di lavoro degno di essere definito tale. Potrebbe essere una soluzione?
Sognatore? Forse… ma a mio avviso sarebbe un metodo che aiuterebbe i Comuni costieri ad ottenere un maggiore introito dalle concessioni balneari, garantendo un servizio affidabile nonché una maggiore sicurezza e professionalità nelle stesse aree in concessione.
Questo potrebbe a mio avviso giovare all’immagine e alla percezione che i cittadini hanno dell’amministrazione in carica.
Appetibilità della mansione
Inoltre un sistema di questo tipo potrebbe rendere più appetibile e competitivo un mestiere che quasi nessuno vuole più svolgere, (come sostengono autorevoli testate giornalistiche) e permetterebbe una maggiore tutela per la figura del bagnino, troppo spesso sottovalutata in un Paese dalla lunga tradizione balneare come il nostro.
Un professionista che dovrebbe salvaguardare la vita delle persone in spiaggia e in acqua e non fare o venire trattato da ragazzino delle commissioni!
Doveroso Disclaimer
Voglio che sia chiaro che con questo articolo non intendo in alcun modo screditare gli enti o gli esercenti per i quali ho lavorato, non sono solito sputare sul piatto in cui mangio o in cui ho mangiato e chi mi conosce sa che sono un esempio di stacanovismo e lealtà!
Ma ciò non mi può impedire di raccontare quello a cui ho assistito negli anni, non solo direttamente ma anche indirettamente.
La mia è solo una riflessione critica con la quale espongo le mie perplessità in merito a un sistema ormai obsoleto e incancrenito con il quale neanche le più entusiaste e giovani leve vogliono avere a che fare!