Vale sicuramente la pena conoscere le curiosità su Schindler’s List, uno dei film più emozionanti e meglio riusciti del ventesimo secolo.
Il film uscì nelle sale nel 1993. La prima delle curiosità su Schindler’s List risale a molto tempo prima che il film venisse realizzato e molto prima che la storia fosse nota al grande pubblico.
Dalla stesura al successo planetario: le curiosità su Schindler’s List
La prima persona a riferire di questa storia fu un pellettiere di Beverly Hills
Di ritorno dal tour di uno dei suoi libri, lo scrittore australiano Thomas Keneally decise di fermarsi in un negozio di pelletteria poco fuori Rodeo Drive, per fare alcuni acquisti.
Il proprietario del negozio, tale Leopold Page, venne a sapere che Keneally era uno scrittore e questo lo spinse a raccontargli una storia che lo aveva coinvolto direttamente.
Il pellettiere Leopold Page (in realtà il suo nome era Poldek Pfeffenberg) era uno degli ebrei di Schindler, la storia che raccontò allo scrittore è quella di come lui, sua moglie e migliaia di altri ebrei furono salvati da un industriale nazista che si chiamava Oskar Schindler. Un uomo eccezionale che li assunse nella sua fabbrica per evitare che venissero deportati nei campi di sterminio nazisti.
È stato Page a fornire a Keneally tutto il materiale su Schindler a supporto della sua storia: fotocopie di documenti, resoconti e testimonianze delle persone che ha salvato.
Prima di questa rivelazione il mondo non conosceva la storia di Oskar Schindler. Grazie alle informazioni fornite dal pellettiere, Keneally scrisse Schindler’s Ark su cui poi si basò la pellicola e Page diventò il referente principale per il film.
Keneally non è stata la prima persona a cui Leopold Page ha parlato di Oskar Schindler
Prima di Keneally, Page aveva già raccontato la sua storia alla moglie del produttore Marvin Gosch. La moglie raccontò al marito la storia di Page e Gosch decise di produrre il film. I diritti della storia vennero acquistati negli anni 60 da MGM per 50 mila dollari. Il progetto era ambizioso, la sceneggiatura era stata affidata ad Howard Koch già sceneggiatore di Casablanca.
Gosch e Koch iniziarono a intervistare gli ebrei di Schindler nell’area metropolitana di Los Angeles e persino lo stesso Oskar Schindler, all’epoca ancora in vita. Ma il progetto purtroppo si arenò.
Le liste di Schindler
Gli elenchi di Schindler in realtà erano 7. Il film si rifà alle prime due liste del 1944 meglio note come liste della vita. I cinque elenchi erano aggiornamenti delle due liste già esistenti e che comprendevano i nomi di altri 1000 ebrei che Schindler reclutò presso la sua fabbrica.
Nel corso della guerra si fece aiutare dai suoi collaboratori per scrivere tutti i nomi delle persone che avrebbe voluto salvare. Sappiamo che almeno 4 elenchi sono ancora reperibili. Due di questi sono conservati presso lo Yad Vashem in Israele e uno presso il Museo dell’Olocausto di Washington DC. Un altro elenco di proprietà di un privato è stato veduto su eBay nel 2013.
Steven Spielberg seppe di Schindler all’inizio degli anni 80
Nel 1982 l’ex presidente della Universal, Sid Sheinberg regalò a Steven Spielberg il libro Schindler’s Ark, fresco di pubblicazione. Spielberg restò profondamente scosso da quella lettura.
Billy Wilder personalità eminente di Hollywood, era tentato dall’acquistare i diritti del libro ma, nonostante la titubanza di Spielberg, MCA/Universal ebbe la meglio. La Universal acquistò i diritti del libro e quando Page incontrò Spielberg, il regista promise al pellettiere che entro 10 anni avrebbe realizzato il film.
Nonostante amasse quel libro, Spielberg non era poi così convinto di voler trattare argomenti così delicati, non si sentiva ancora così maturo e preparato innanzi ad una tematica così complessa.
Spielberg rifiutò il suo cachet
Una delle più importanti curiosità su Schindler’s List è che Spielberg nonostante fosse già uno dei registi più influenti di Hollywood decise di non mettersi in tasca neanche un centesimo che provenisse da questo film.
Ha infatti rinunciato al suo cachet e a tutti i proventi nel tempo definendoli soldi insanguinati.
In realtà Spielberg fece di meglio, utilizzò i proventi dei film per fondare la USC Shoah Foundation, istituita nel 1994 per onorare i sopravvissuti dell’olocausto, con ricordi personali e interviste audiovisive.
Non si sentiva pronto per girare Schindler’s list così si rivolse ad altri registi
C’è un motivo che spiega la riluttanza o meglio la procrastinazione di Spielberg. Non si sentiva preparato e maturo per affrontare un film sull’Olocausto. Così cercò di coinvolgere altri registi di spessore per cercare di realizzare la pellicola nel migliore dei modi.
Si rivolse a Roman Polanski, anch’egli sopravvissuto dell’olocausto, la cui madre era stata vittima di Auschwitz. Polanski rifiutò Si rivolse a Roman Polanski, anch’egli sopravvissuto allo sterminio degli ebrei, la cui madre fu vittima di Auschwitz. Polanski rifiutò l’offerta ma qualche tempo dopo nel 2002 uscì il suo film sull’Olocausto intitolato Il Pianista. Con questo film nel 2003 Polansky si aggiuddica l’Oscar come migliore regia, e Adrien Brody come migliore attore protagonista.
Decise di rivolgersi a Martin Scorsese che accettò. Ma nel frattempo Spielberg cambiò idea e per scusarsi del ripensamento cedette a Scorsese i diritti di un film che stava sviluppando e che Scorsese avrebbe trasformato nel remake di Cape Fear il Promontorio della Paura.
L’attesa fece vacillare la Universal che stava per accantonare il progetto
Dopo lunghe attese Spielberg si decise a realizzare Schindler’s List ma ci mise così tanto tempo, che fece quasi cambiare idea alla Universal.
La Universal avrebbe dovuto produrre un film in bianco e nero, di tre ore e con un budget ridotto (23 milioni di dollari). Per Sheinberg e la Universal, Schindler’s List era un rischio davvero troppo grande da doversi sobbarcare.
Avrebbero preferito che Spielberg si dedicasse ad un altro progetto in lavorazione, Jurassik Park. Spielberg e la produzione raggiunsero un compromesso. Il regista si sarebbe dedicato prima a Jurassik Park e poi sarebbe tornato a lavorare su Schindler’s List. Una sorta di prima il dovere, poi il piacere!
Jurassik Park usci nel giugno del 1993 e Schindler’s List a dicembre, entrambi furono dei successi.
Come protagonista Spielberg non voleva la classica star di Hollywood
Tra le curiosità su Schindler’s List, spicca quella della scelta del protagonista. Chi scegliere per interpretare Oskar Schindler? Una cosa era certa, ossia che Spielberg non voleva una star hollywoodiana.
Scartata l’opzione Warren Beatty, optò per l’irlandese Liam Neeson, a quel tempo semisconosciuto. Lo apprezzò nel corso di una commedia di Brodway, intitolata Anna Christie.
Vedendolo recitare, scorse dei particolari che si sposavano eccellentemente con le caratteristiche che voleva dare al suo Schindler. Alto, affascinante, amato dalle donne, forte. Tutte qualità che lo facevano assomigliare in qualche modo a Schindler, anche se il vero Oskar in realtà era un po’ grassoccio.
Neeson dunque venne scelto per recitare la parte di Oskar Schindler. Spielberg dette a Neeson le registrazioni di Schindler ma gli chiese di studiare le movenze del presidente della Time Warner Steven J.Ross, mentore del regista e persona alla quale dedicò il film.
Spielberg andò in Polonia per intervistare i sopravvissuti
Prima dell’inizio delle riprese, Spielberg voleva arricchire la sua visione d’insieme e si recò nei luoghi di vita reale in cui si svolsero i fatti.
Intervistò i sopravvissuti dell’Olocausto e si recò nell’appartamento presso il quale visse Schindler, nel quartier generale della Gestapo nella Via Pomorska, nonché nella villa del personaggio più angosciante del film Amon Goeth interpretato magistralmente da Ralph Phiennes.
Il film è stato girato realmente in Polonia. È stata usata una cava di roccia abbandonata dove è stato ricreato il campo di prigionia di Płaszów. Alcune scene invece sono state girate fuori dai cancelli di Auschwitz. Furono in tutto 92 giorni di riprese.
La bambina con il cappotto rosso
Forse la curiosità su Schindler’s List più nota. La scena della bambina con il cappotto rosso, nel corso del rastrellamento del ghetto è basata su una persona realmente vissuta. Roma Ligocka era una bambina sopravvissuta al ghetto di Cracovia e che era conosciuta dalla comunità ebraica per il suo caratteristico cappottino rosso. Simbolo dell’innocenza la bambina era interpretata dalla piccola Oliwia Dabrowska di 3 anni.
Oliwia promise a Spielberg di non guardare il film fino a quando non avesse compiuto 18 anni. Una promessa disattesa perché Oliwia vide il film a 11 anni, ammettendo più tardi, in una intervista al Daily Mail, che Spielberg aveva ragione a consigliarle di aspettare, doveva crescere per comprendere il film.
La ragazza capì che aveva fatto parte di un progetto del quale poteva andare estremamente orgogliosa.
Roma Ligocka, oggi vive in Germania, lavora come scrittrice e pittrice. Scrisse un libro autobiografico in cui raccontava la sopravvivenza all’olocausto, intitolato La bambina col cappotto rosso: la storia vera di una sopravvissuta all’Olocausto.
Il film doveva essere girato in Polacco
Per rendere la pellicola più reale Spielberg voleva girare l’intero film in Polacco e Tedesco con i sottotitoli in inglese.
Ma fece dietrofront perché lo spettatore leggendo i sottotitoli non avrebbe potuto cogliere l’immediatezza delle immagini unite alla narrazione. Voleva che le persone potessero guardare le immagini e non i sottotitoli.
Universal: film in bianco e nero? No grazie!
Sheinbger insieme al direttore della fotografia Janusz Kaminski, erano gli unici favorevoli a girare il film in bianco e nero. La produzione era contro questa impostazione perché avrebbe stilizzato l’olocausto.
Il bianco e nero è stato scelto sulla scia dei film espressionisti tedeschi e neorealisti italiani. Spielberg affermò:
È del tutto appropriato perché ho vissuto l’Olocausto solo attraverso le testimonianze di altre persone e attraverso filmati d’archivio che sono, ovviamente, tutti in bianco e nero.
Una passione da Oscar
Nonostante non fosse il progetto cardine di quel periodo ma solo frutto della passione di Spielberg, Schindler’s List vinse l’Oscar alla sessantaseiesima edizione degli Academy Awards ed è oggi considerata una delle pellicole più intense e autorevoli sul dramma dell’olocausto.
Vinse 7 Oscar e premi come miglior film e migliore regia, nonché nomination per trucco, suono e costumi.
Schindler’s List è anche un progetto studentesco
L’ultima curiosità su Schindler’s List riguarda la laurea di Spielberg. Da ragazzo abbandonò il college. Trentatré anni dopo, nel 2002 riuscì a conseguire una laurea in produzione di film e video alla Cal State Long Beach.
In pratica dopo tutti i suoi successi ebbe l’umiltà di tornare all’università per ottenere i restanti crediti. Scrisse saggi e presentò diversi lavori, ma con uno pseudonimo.
Superò il corso di Cinema presentando proprio Schindler’s List. Alla luce del successo del film, è molto più che un progetto studentesco.
Per conoscere le curiosità su Schindler’s List mi sono ispirato a un articolo apparso su MentalFloss.