Il mondo è un caleidoscopio di culture, ognuna con le proprie tradizioni e le proprie pratiche, che definiscono la bellezza in modi differenti.
Una di queste culture è quella dell’affascinante popolo dei Mangbetu, una comunità dell’Africa Centrale che ha segnato la sua presenza attraverso una pratica distintiva: l’allungamento della testa (Lipombo).
I Mangbetu e la testa allungata
I Mangbetu noti anche come Mombuttu, sono un gruppo etnico che risiede principalmente nella regione nord-orientale della Repubblica Democratica del Congo, ex Zaire. La loro storia affonda le radici in un passato ricco di tradizioni e riti che hanno contribuito a plasmare la loro identità unica.
Uno degli aspetti più distintivi della cultura Mangbetu è la pratica dell’allungamento della testa, storicamente considerata un ideale di bellezza.
Le donne Mangbetu iniziano a praticare il rituale della testa allungata fin dalla nascita, usando fasce di tessuto legate molto strette per plasmare il cranio del neonato. Nel corso degli anni, la costante pressione esercitata da queste fasce determina una deformazione cranica graduale, creando una testa allungata.
Questo processo, sebbene possa sembrare doloroso e lontano anni luce dalla nostra cultura, è parte integrante della concezione estetica dei Mangbetu, che consideravano la testa allungata un segno di raffinatezza e nobiltà.
A causa della deformazione del cranio anche i lineamenti e la conformazione del viso subivano variazioni. Inoltre una volta diventate adulte, le donne adornavano la loro testa allungata con acconciature ed oggetti che meglio riuscivano ad evidenziare questa particolarità, conferendo loro un aspetto imponente ed elegante.
Il significato culturale della deformazione cranica
Per i Mangbetu, la testa allungata era più di una semplice pratica estetica; essa svolgeva un ruolo cruciale nella stratificazione sociale e nella definizione del ruolo di genere.
Le donne con la testa allungata erano considerate più attraenti e aristocratiche. Spesso diventavano oggetto di desiderio e status sociale elevato. Questa idealizzazione è stata anche associata a miti e leggende che raccontano di figure divine e regali, caratterizzate da questa particolare conformazione cranica.
Questa pratica però, iniziò a scemare con l’occidentalizzazione del Congo per mano del Belgio già negli anni 50. Mentre negli anni 60 del secolo scorso risultava già totalmente decaduta.
Confronto con altre culture
Nonostante i Mangbetu possano sembrare gli unici ad aver praticato la deformazione cranica, vi sono altre culture in diverse parti del mondo hanno adottato rituali simili, offrendo spunti interessanti per il confronto.
- I Maya dell’antica Mesoamerica
Gli antichi Maya dell’America Centrale praticavano l’allungamento cranico con l’uso di legacci e tavolette di legno. Questa pratica era riservata alle classi nobili e sacerdotali, confermando un simile legame tra la deformazione cranica e lo status sociale elevato.
- I Chinchorro del Cile preistorico
I Chinchorro, una delle culture più antiche conosciute in Sud America, eseguivano la mummificazione degli individui con teste allungate. Questo era un processo complesso che comportava la rimozione del cervello e l’applicazione di maschere in argilla per mantenere la forma desiderata.
Il Lipombo e la connessione universale nella ricerca della bellezza
La pratica della testa allungata tra i Mangbetu rappresenta una singolare espressione di bellezza e status sociale che caratterizzava la loro cultura. Sebbene possa sembrare un concetto distante da molte altre tradizioni, le somiglianze con pratiche simili in culture geograficamente separate suggeriscono una connessione universale nella ricerca umana della bellezza e del prestigio; il Lipombo rimane un affascinante esempio di come le società umane abbiano interpretato e adottato ideali di bellezza in modi sorprendentemente convergenti nel corso della storia.