Chi non l’ha amata o cercato di imitarla scagli la prima pietra! Amy Winehouse è stata una cantautrice di livello assoluto che aveva un approccio unico alla musica con brani totalmentre autobiografici, che combinava elementi di jazz, soul e R&B.
Non ci voleva certo un luminare della psicanalisi per capire che Amy Winehouse aveva bisogno di aiuto. Nel 2007 a soli 24 anni era già una delle più grandi star mondiali della musica, ma era chiaro quanto fosse irrimediabilmente dipendente da alcol e droghe, problemi che poco più tardi divorarono la sua fantastica carriera e compromisero la sua capacità di stare sul palco.
Al tempo aveva una relazione distruttiva con il suo partner di allora Blake Fielder-Civil ed è lì che iniziò a mostrare segni visibili di quanto stava accadendo. Le sue esibizioni dal vivo non lasciavano spazio a dubbi, il futuro della star di Black to Black era in serio pericolo, appariva sempre più spesso confusa, terrorizzata e fuori controllo.
In seguito al matrimonio con Fielder-Civil, decise di sostituire il suo manager affidandosi ad un promoter che continuò a fissare concerti senza curarsi minimamente del fatto che non fosse più fisicamente in grado di reggere la pressione dell’esibizione. La relazione con Civil ha avuto un impatto distruttivo sulla cantante, anche perchè fu lui a condurla nel baratro delle droghe più pesanti. Oggi Civil si occupa di consulenze per chi vuole smettere di drogarsi, ma ciò non toglie quanto la sua influenza sia riuscita a distruggere quel gioiello prezioso.
Il mondo della musica non è solo divertimento e leggerezza, in pochi lo capiscono!
Lo show business musicale è un mondo fatto di luci, ombre e fantasmi che possono divorare l’io più intimo di un artista, Amy non aveva la smania del successo, non lo faceva per la fama e i soldi, ma perchè cantare e suonare riusciva a riaccendere quella luce dell’anima che ogni tanto offuscava i suoi pensieri, perchè grazie alla musica riusciva a uscire dal tunnel della depressione.
E’ sotto questa oscura luce che è nato il Club 27, che annovera tra i più grandi interpreti della musica contemporanea scomparsi prematuramente, artisti che hanno lasciato un vuoto incolmabile, un alone di gloria e mistero che ha dato vita a speculazioni di vario tipo.
Un tragico destino, figlio delle dinamiche dello showbiz. Dinamiche in cui bisogna essere sempre perfetti, belli, positivi. Ma l’artista non è un impiegato delle poste, non è un burocrate qualsiasi lavora con l’anima oltre che con la tecnica e quando l’anima brucia è lecito avere delle défaillances, aldilà del denaro e dalle aspettative altrui.
Mick Jagger fu uno dei primi ad accorgersi dello stato di salute della Winehouse
Il leggendario frontman dei Rolling Stone se ne accorse per tempo, anche perché aveva frequentato svariate decine di tossicodipendenti per non accorgersi dello stato di salute della Winehouse.
Così nel corso di un’intervista al The Sun nel 2007 fece una agghiacciante dichiarazione:
La Winehouse si era unita alla band sul palco dell’Isle of Wight Festival e all’inizio di quell’anno e avrebbe dovuto supportare gli Stones in tour prima di abbandonare.
concluse Jagger.
Quando gli Stones sperimentavano certe sostanze, non potevano immaginarne gli effetti disastrosi sulla loro salute, non c’era l’informazione che abbiamo oggi, o ancora, le strutture per la riabilitazione. Per questo gli Stones caldeggiavano per un rehab della cantante temendo per la sua vita.
Sfortunatamente, la “rivelazione” di Jagger non arrivò mai alla Winehouse che morì quattro anni dopo nel suo appartamento di Camden all’età di 27 anni a causa di un pesante avvelenamento da alcol.
La sua morte ha lasciato un vuoto incolmabile per tutti gli amici che l’hanno vista salire sul tetto del mondo, per i fans e non ultima l’industria musicale.