Oggi un osservatore attento non può fare a meno di notare la tendenza ad una costante omologazione. Dai ritmi ripetitivi delle canzoni pop che dominano le classifiche, alle automobili che si confondono in un mare di design uniformi. Così l’arte e l’espressione personale sembrano essersi dissolte nei meandri del vivere consumistico.
Una riflessione alla quale si faceva riferimento proprio pochi giorni fa con i miei compagni di avventura della band, tra passione per la musica da boomers e per le auto d’epoca. Abbiamo discusso di due facce della stessa medaglia, per quanto i due ambiti possano apparire oggettivamente distanti tra loro.
Sta di fatto che l’industria culturale e quella automobilistica, un tempo erano veri e propri portatori e attori della creatività e dell’innovazione, ora invece sembrano essere ingabbiate da logiche di mercato che privilegiano l’omogeneità, l’omologazione e la produzione di massa. In linea generale, in queste dinamiche riconosco l’effetto della Mcdonaldizzazione della società!
La musica di oggi: un mare di ripetizioni, ne ascolti una e le ascolti tutte?
Oltre il rock, anche la musica pop, un tempo era veicolo di rivoluzione e cambiamento, oggi invece sembra aver perso la sua anima. Le classifiche musicali sono dominate da canzoni che, per quanto orecchiabili, si somigliano tutte e molto spesso sono povere di contenuti.
Struttura e metriche sono spesso identiche: ritornelli accattivanti, testi sempliciotti e ripetitivi, beat elettronici standardizzati, come il tormentone estivo di turno, che viene sempre concepito in maniera scientifica.
Nel passato le case discografiche avevano probabilmente meno ascendente sugli artisti che conservavano quel grado di autonomia che gli permetteva seppur con riserve di seguire i dettami del music business dell’epoca, ma mantenendo la propria identità fino in fondo. Si pensi a Freddie Mercury che fanculizzò prepotentemente l’allora manager della EMI che bocciò nientepopodimeno che Bohemian Rhapsody bollandola così:
Un esempio concreto negli ultimi 10 anni
Prendiamo il caso di Despacito di Luis Fonsi. Questa canzone, che ha infranto ogni record di streaming e visualizzazioni, è un esempio perfetto di come le hit moderne siano costruite su formule ben definite.
La melodia accattivante, il ritornello ripetitivo, il giro di accordi e il ritmo reggaeton sono elementi che si ritrovano in innumerevoli altri brani. Succedeva con il raggaeton, succede oggi con la Trap e con tutti quei brani di melma “impreziositi” dall’uso/abuso di autotune!
Sebbene Despacito sia senza dubbio un successo mondiale, la sua struttura non è diversa da quella di molte altre canzoni che riempiono le playlist di oggi. Questo che ho appena scritto non intende sminuire il talento di Fonsi come performer, ma evidenziare come l’industria musicale tenda a replicare schemi triti e ritriti che garantiscono successo immediato, a scapito dell’originalità.
La creatività individuale oggi lascia praticamente spazio solo a formule collaudate che garantiscono successo commerciale immediato. Non è un caso che i critici parlino sempre più frequentemente di “musica usa e getta“, canzoni progettate per un consumo rapido e altrettanto rapido oblio.
Per analogia la stessa cosa avviene per le automobili
Anche nel settore automobilistico, la situazione non è molto diversa. Automobili che mostrano un design senza anima, o perlomeno questa è la mia impressione.
I veicoli di oggi, pur essendo tecnicamente avanzati e certamente più sicuri, spesso mancano di quel carattere distintivo che un tempo rendeva ogni modello unico e irripetibile.
Le linee aerodinamiche e i colori metallici si ripetono da un marchio all’altro, in una ricerca esasperata di efficienza e conformità alle normative e alle richieste di mercato. Il risultato è un paesaggio urbano popolato da macchine che, seppur diverse per quanto rigurda il marchio, appaiono sostanzialmente identiche.
La personalità, che un tempo era un elemento chiave nel design automobilistico, (specie italiano) sembra essersi persa a favore della standardizzazione del design.
Esempio Concreto: i moderni SUV
Marchi come: Toyota, Honda, Nissan e Ford, in Europa anche Opel o Peugeot oggi producono veicoli che, sebbene distinti nel marchio, non hanno resistito all’omologazione e presentano design estremamente simili.
La forma è quasi identica: macchinoni robusti con linee morbide e fari simili, plastica ovunque e probabilmente concepite per non durare. Questo design universale, è certamente una risposta alle richieste del mercato, che privilegiano funzionalità ed efficienza, ma lascia poco spazio alla creatività e all’individualità che caratterizzavano le automobili di un tempo.
L’arte e l’espressione nel vivere consumistico
In realtà questa omologazione non si limita alla musica e alle automobili; è figlia di una società che privilegia il consumo rapido e la soddisfazione immediata.
L’arte, in tutte le sue forme, soffre di questa tendenza. Le opere d’arte, un tempo frutto di un lungo processo creativo e meditativo, oggi sono spesso concepite per il rapido consumo e per il successo commerciale.
Anche le gallerie d’arte contemporanea sono spesso invase da opere che sembrano fatte in serie, con l’unico scopo di attirare l’attenzione per un breve momento, prima di essere dimenticate.
Non tutto è perduto? Forse!
Esistono ancora artisti, musicisti e designer che resistono alla omologazione, che cercano di mantenere viva la fiamma della creatività e dell’espressione personale. Il compito di recuperare l’arte e l’autenticità in un mondo consumistico non è semplice, ma è necessario.
È un invito a riflettere su cosa significhi davvero creare e consumare, e a cercare un equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il rispetto per la diversità e la creatività individuale.
In un mondo che sembra sempre più uniforme, la vera rivoluzione potrebbe essere semplicemente essere sé stessi… unici!