Ascoltare musica fa bene e non lo dico io ma le ricerche condotte negli ultimi vent’anni da diverse università nel mondo. Leggeremo alcune curiosità che vale la pena conoscere.
Ascoltare musica migliora le prestazioni fisiche
La ricerca dimostra che la sincronizzazione della musica con l’esercizio fisico consente prestazioni migliori. Aiuta le persone ad allenarsi con costanza e maggiore efficienza. In uno studio, i partecipanti hanno pedalato a tempo di musica. Questi hanno avuto bisogno del 7% in meno di ossigeno rispetto a chi pedalava solo con musica di sottofondo. Dunque a ritmo di musica è possibile fare un uso più efficiente delle proprie energie.
L’ascolto della musica coinvolge tutto il cervello
Dei ricercatori finlandesi hanno sviluppato un nuovo metodo per studiare come il cervello elabori le diverse sfaccettature della musica quali: ritmo, tonalità e timbrica in una situazione di ascolto realistica. Si tratta di uno studio che possiamo definire pionieristico poiché ha messo in luce per la prima volta quanto ampie aree nel cervello, comprese quelle responsabili delle azioni motorie, delle emozioni e della creatività, vengano tutte coinvolte durante l’ascolto della musica. Questo metodo ha aiutato a capire meglio le complesse dinamiche del nostro cervello e i molti modi in cui la musica ci influenza.
L’educazione musicale porta a un migliore punteggio nei test
Gli studenti che hanno esperienza con esibizioni musicali o che seguono corsi di formazione musicale ottengono punteggi più alti nei test scolastici. Un rapporto ha indicato che ottengono, in media, 63 punti in più agli orali e 44 punti in più in matematica. Chi studia musica tende anche a mostrare una maggiore fiducia in sé stesso, ha uno spiccato spirito di squadra, sa assumersi le proprie responsabilità e ha una maggiore coordinazione. In generale gli studenti di musica sono più creativi ed emotivamente sviluppati e hanno delle sane ambizioni.
Ascoltare musica fa bene al cuore nel vero senso della parola
Uno studio condotto dall’équipe del Professor Luciani Bernardi presso l’Università di Pavia ha dimostrato che la musica è in grado di favorire un sistema cardiovascolare sano. Ascoltare musica innesca cambiamenti fisiologici che modulano la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca e le funzioni respiratorie. I ricercatori hanno inoltre appurato che sessioni orchestrali di musica della durata di almeno 10 secondi, causavano la sincronizzazione della frequenza cardiaca e di altre parti del sistema cardiovascolare. Lo studio ha preso in esame 24 individui, metà dei quali cantanti esperti e metà che non possedevano alcuna formazione musicale. I musicisti hanno mostrato risposte fisiologiche più forti rispetto ai non musicisti.
La musica ad alto volume ti fa bere di più e più velocemente
Da uno studio condotto in Francia nel 2008 è emerso che la musica ad alto volume in un bar porta a bere di più e in meno tempo. La ricerca è stata condotta all’interno di alcuni bar, su 40 uomini dai 18 ai 25 anni che non sapevano di essere oggetto di uno studio e dunque ignari di venire osservati.
Nello studio sono stati inclusi solo gli uomini che hanno ordinato birra alla spina. Con il permesso dei proprietari del bar, i ricercatori hanno manipolato il volume della musica prima di scegliere ogni partecipante. I risultati hanno dimostrato che livelli sonori più elevati portano a un aumento del consumo di bevande alcoliche, in un lasso di tempo più breve.
I musicisti hanno una vita più breve rispetto al resto della popolazione
E’ vero la musica fa bene ma secondo alcune statistiche per alcune categorie di artisti emerge tutt’altro. Uno studio, condotto dalla Prof.ssa Dianna Theadora Kenny dell’Università di Sydney, intitolato “Stairway to Hell: Life and Death in the Pop Music Industry“, ha esaminato la morte di artisti avvenuta tra il 1950 e il giugno del 2014. Lo studio ha esaminato la longevità e la proporzione di suicidi, omicidi e morti accidentali. La longevità è stata determinata calcolando l’età media di morte di ogni musicista in base al sesso e al decennio in cui è avvenuto il decesso. Queste medie sono state poi confrontate con quelle per sesso e decennio relative alla popolazione generale degli Stati Uniti. Ne è emerso che la durata della vita media dei musicisti è inferiore di 25 anni. Ergo sarà una questione di vita sregolata e piena zeppa di pressioni.
Cantare in gruppo migliora l’umore
Lo confermano numerosi studi, cantare in gruppo fornisce numerosi benefici fisici ed emotivi. I ricercatori hanno scoperto che il canto è un rilassante naturale e che in effetti migliora l’umore. Quando si canta in gruppo il corpo rilascia gli ormoni del benessere, come l’ossitocina, e riduce quelli che causano lo stress, come il cortisolo.
Alcune persone non sono stimolate in alcun modo dalla musica
Ascoltare musica non ha effetto su alcune persone. Secondo uno studio condotto presso l’Università di Barcellona, il 5% dei partecipanti non provava alcuna emozione, non ha nemmeno battuto i piedi a ritmo nel corso dell’ascolto. Chi non prova emozioni con la musica non è necessariamente un cuore di pietra o una persona che soffre di anedonia, ma magari riesce a trarre piacere da altre passioni come il cibo, lo sport o il sesso.
La musica aiuta le persone con lesioni cerebrali a ricordare
Nel 2013, il primo studio di questo tipo ha esaminato le memorie autobiografiche evocate dalla musica in pazienti con lesioni cerebrali acquisite. Sono stati riprodotte dei brani che appartenevano al periodo di vita dei pazienti e suonati per controllare chi non possedeva lesioni cerebrali. A tutti è stato chiesto di segnalare quanto una determinata canzone gli suonasse familiare, se gli piacesse e quali ricordi evocava. La frequenza dei MEAM (Music-Evoked Autobiographical Memories) era simile per entrambi i gruppi, il che ha dimostrato che la musica è uno stimolo efficace per ricordare, anche se si ha una lesione cerebrale.
Earworm la canzone che ti rimane bloccata nella testa
Hai presente quelle canzoni che ti mangiano letteralmente il cervello? Un earworm, che potremmo tradurre letteralmente come “un verme nelle orecchie” o interpretare con verme celebrale è l’effetto del classico tormentone, definito anche sindrome da canzone bloccata. Si riferisce ad un tipo di musica orecchiabile che persiste nella mente di una persona anche dopo aver interrotto la sua riproduzione. Ti capita mai di avere un motivetto che non riesci a scacciare e oltretutto di cantarlo tutto il giorno?
In realtà si sono svolte delle ricerche riguardo questo problema, fra tutte lo studio dell’Università di Londra e ne è emerso che questi earworm possono essere innescati da esperienze che fanno emergere il ricordo di una canzone, oppure una parola che ci porta direttamente a quella canzone, o ancora provare una emozione che viene associata alla canzone. A me capita spesso che un certo profumo mi riporti a determinate canzoni e nel contempo esperienze vissute a ritmo di musica.
La musica aiuta le piante a crescere più velocemente
Uno studio condotto in Corea del Sud presso il National Institute of Agricultural Biotechnology ha messo in evidenza che le piante crescono più velocemente quando intorno a loro viene suonata della musica.
Lo studio ha utilizzato ben 14 diversi brani classici, tra cui la “Sonata al chiaro di luna” di Beethoven, sui germogli di riso. La musica ha aiutato i raccolti a crescere a un ritmo più veloce fornendo una prova del fatto che le piante hanno geni che consentono loro di “sentire”.
Le mucche producono più latte quando ascoltano canzoni rilassanti
Lo studio di due psicologi dell’Università di Leicester condotto nel 2001 evidenzia che le mucche che ascoltavano canzoni lente e rilassanti come Everybody Hurts dei R.E.M. e Bridge Over Troubled Water di Simon & Garfunkel, ha prodotto il 3% di latte in più rispetto ad un altro gruppo ossia quello delle mucche che ascoltavano musica rap e techno. Queste ultime non hanno mostrato alcun aumento della produzione di latte. Se una mucca è stressata, rallenta il rilascio di ossitocina, che è fondamentale per la produzione del latte, dunque farle ascoltare musica rilassante le aiuta a produrne una maggiore quantità. La musica orchestrale classica invece ne migliora la qualità.
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