Home Curiosità Mia Martini: una vita rovinata dalle malelingue 

Mia Martini: una vita rovinata dalle malelingue 

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Mia Martini con il Disco d'Oro per il suo primo milione di dischi venduti (1974). Wiki Pubblico Dominio

Mia Martini è stata indubbiamente una delle voci più amate della musica italiana. La sua carriera è stata caratterizzata da successi straordinari, ma anche da una serie di eventi tragici e controversi che hanno minato la sua stabilità professionale ed emotiva. 

Ma è attraverso la superstizione che qualcuno è riuscito impunemente a mettere i bastoni tra le ruote ad un’artista talentuosa come poche, una artista che ci fa sognare ancora oggi, a quasi 30 anni dalla sua morte, avvenuta a metà anni 90 a soli 47 anni. 

Mia Martini ci lasciava in una triste primavera

Veniva ritrovata nella sua abitazione di Cardano al Campo il 12 Maggio del 1995, dal suo manager che non riuscendo ad entrare in contatto con lei, corse in tutta fretta presso la sua abitazione. Provò a bussare ma nessuno rispose ed è a quel punto che chiamò i vigili del fuoco per far buttare giù la porta. 

Mia Martini giaceva sul suo letto con le cuffie del walkman ancora nelle orecchie. Iniziarono così a circolare le voci di un suicidio che facevano leva sulla storia personale e professionale della cantante, voci che persistettero benchè due mesi dopo l’autopsia avesse accertato la vera causa della morte, ossia arresto cardiaco per overdose da sostanze stupefacenti. 

Ancora oggi aleggiano diversi dubbi circa la tragica fine di Mimì. L’ipotesi del suicidio è comunque ancora molto gettonata dai fan, perchè si lega indossolubilmente al dramma umano e professionale che la cantante fu costretta subire tra gli anni 70 e gli anni 80 e a quella decisione di ritirarsi a causa dell’ostracismo del mondo dell’entertainment

Dal ritiro al successo del 1989

La superstizione che la vide accusata di portare jella, (o sfiga come direbbero i più) nacque negli anni 70 e tormentò la cantante per tanti anni rallentandone la carriera fino a fermarla totalmente. Tanto è che nel 1983 decise di ritirarsi dalla scena musicale. 

Nel 1989 però la carriera di Mia Martini riprese quota, è indimenticabile uno dei suoi pezzi più intensi, da pelle d’oca, Almeno tu nell’universo che partecipò a Sanremo, (con un, a mio avviso vergognoso, nono posto che non rendeva certo giustizia all’incredibile carriera della performer) vincendo il premio della critica categoria campioni; ma neanche allora terminarono quelle maldicenze, la fama di porta jella la accompagnava come una maledizione.

Una maledizione che le costò cara, tra gli strascichi di un’infanzia burrascosa caratterizzata da un padre insensibile e violento, porte sbattute in faccia dagli addetti ai lavori, musicisti che rifiutavano di partecipare alle manifestazioni in cui lei era presente. Fino a quel manager che la pregò di non partecipare ad un festival perché nessuna casa discografica avrebbe inviato i propri artisti se ci fosse stata anche lei.

Fu qui che prese la decisione di ritirarsi dalle scene, mentre nel mondo dello spettacolo c’era chi continuava a fare gesti scaramantici anche in sua presenza.

Come nacquero le maldicenze su Mia Martini

Una delle delusioni più grandi gliela diede il guru della TV Gianni Boncompagni, suo amico. Secondo quanto dichiarato dalla cantante in un’intervista su Epoca del 5 marzo 1989. Mia Martini venne ospitata al programma TV Discoring del quale Boncompagni era il conduttore. Non appena Mimì entrò in studio, il conduttore disse sarcastico alla troupe

Ragazzi attenti, da adesso può succedere di tutto, salteranno i microfoni, ci sarà un black out.

Nel corso della stessa intervista, la cantante spiegò come nacque quella infausta etichetta, frutto di una storia infamante che la perseguitò per tutta la vita. 

La maldicenza nacque negli anni 70 quando la cantante iniziava ad ottenere i primi successi. Un impresario le propose una esclusiva a vita, che lei saggiamente rifiutò, in ragione dell’inaffidabilità del personaggio in questione, come da lei stesso affermato.

Dopo qualche giorno dal rifiuto, di ritorno da un concerto in Sicilia, il primo febbraio del 1972 sull’Autostrada del Sole, il pulmino sul quale viaggiavano la Martini e lo staff ebbe un incidente. Nell’impatto contro un autocarro, persero la vita due giovani musicisti: Gianni Caia di 20 anni e Steve Stogel di 23.

Il peso di un macigno

Ed è al quel punto che l’impresario (presumibilmente infastidito dal rifiuto della cantante) approfittò della congettura ideale per affibbiare l’etichetta di porta jella sulle spalle della povera Mimì. Etichetta che da quel momento in poi avrebbe avuto il peso di un macigno!

Ma nel 1982 nel corso di un’intervista rilasciata al giornalista Gianfranco Moriondo nel 1982 e pubblicata su Eva Express, sostenne che tra i primi a dire che portava sfiga fossero stati Patty Pravo e Fred Bongusto. Secondo la cantante, toccò poi alla RAI che decise di non mandare più in onda le sue canzoni, e di conseguenza, queste vennero anche rifiutate e snobbate dai discografici. 

Ma non solo, la superstizione colpiva anche chi le stava vicino, chi le era amico!

Come altri venne masticata e sputata dal mondo dello showbiz, non amava il mondo dietro le quinte. 

Fonte Wikipedia

Anche altri artisti portarono sulle spalle l’orribile fardello 

Ma quello di Mia Martini non fu l’unico caso di maldicenze legate alla scaramanzia. Ricordiamo infatti il caso di Marco Masini sulla cui schiena pesava questo fardello. Un peso che ne bloccò la carriera dal 2001 al 2004, anno in cui tornò protagonista trionfando al Festival di Sanremo con L’uomo volante.

La diceria pareva legata al suicidio di un ragazzo nel 1991, che morì lasciando un biglietto su cui c’era scritto che se ne andava con la voce del suo unico amico, ovvero l’artista. 

Secondo Masini fu un critico ad alimentare la maldicenza, quando scrisse su un giornale (del quale non sappiamo il nome) che le canzoni di Masini lo avevano traghettato verso il suicidio. Ma se torniamo indietro nel tempo possiamo ricordare un altro particolare caso di maldicenze nei confronti della cantante Dalida, forse legate ai suicidi dei suoi tre ex compagni. 

Mimì l’immortale 

Le sue canzoni toccano l’anima e rimangono immortali, anche per chi come me non ha avuto la fortuna di viverla a pieno. La sua storia continua a suscitare emozioni e riflessioni, la sua voce resterà una stella luminosa nell’universo musicale italiano e non solo!