Home Costume e Società L’abitudine di fumare: dalle origini religiose alle sigarette di Stato

L’abitudine di fumare: dalle origini religiose alle sigarette di Stato

0
abitudine-di-fumare-come-nasce

L’abitudine di fumare ha una storia antica e complessa. E’ oggi considerato unanimemente un vizio nocivo per la salute sia dalla comunità medica che dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Un vero flagello per la salute pubblica, ma non è sempre stato così, si pensi che anche io ho conosciuto il fumo negli ospedali e fino ai primi anni del duemila i locali pubblici erano pressoché saturi di fumo di sigaretta.

Le origini del fumo e dell’abitudine di fumare 

Le prime tracce di utilizzo del tabacco risalgono a oltre 2000 anni fa. L’abitudine di fumare affonda le radici nelle cerimonie religiose e nei rituali sacri delle popolazioni indigene delle Americhe. Maya e Aztechi ad esempio erano soliti soffiare il fumo verso il Sole in direzione dei punti cardinali; questo rappresentava un modo per comunicare con le divinità, era come se quella nuvoletta rappresentasse un importante strumento religioso e di connessione ultraterrena, ma anche un mezzo per guarire i mali dello spirito. 

Anche le tribù nordamericane consideravano il fumo un mezzo per raggiungere uno stato di trance o per entrare in contatto con il mondo spirituale. Gli Indiani del Nordamerica fumavano la pipa, in occasione di cerimonie spirituali o durante il consiglio degli anziani.

L’Europa e L’Asia però non erano nuove all’usanza di fumare, diciamo che si fumava altro prima del tabacco. Gli Ariani, antica popolazione dell’attuale Iran e gli Sciti inalavano i fumi della cannabis sativa. Secondo lo storico Erodoto:

Si infilavano sotto una tenda fatta di coperte gettando i semi su pietre roventi; i semi bruciavano producendo un fumo che nessun bagno a vapore greco avrebbe potuto superare. Gli sciti urlano di gioia!

Se in Iran si usava la cannabis sativa, i Sumeri non erano certo da meno con l’oppio, fulcro di determinate cerimonie. Talvolta lo fumavano, ma lo usavano anche sotto forma di palline da ingerire e di tintura. Già nel medioevo l’oppio era particolarmente diffuso in estremo oriente, mentre nel medio oriente era maggiormente diffuso l’uso di hashish. 

L’arrivo del tabacco in Europa

L’incontro tra l’Europa e il tabacco avvenne con la scoperta del Nuovo Mondo. Cristoforo Colombo e i suoi uomini furono tra i primi europei a osservare gli indigeni fumare foglie di tabacco. Il tabacco venne poi introdotto in Europa dai coloni spagnoli e portoghesi, diventando rapidamente popolare. All’inizio, il fumo fu accolto come una curiosità esotica e, in alcuni casi, come una panacea per vari mali.

Jean Nicot, ambasciatore portoghese in Francia, nel 1560 promosse il tabacco come pianta curativa ed è proprio dal suo cognome che deriva il nome del principio attivo della sigaretta, la Nicotina appunto. Grazie a questa sorta di sponsorizzazione dell’epoca il tabacco divenne abitudine in primo luogo negli ambienti marinareschi e tra i soldati europei. 

Del fumo di tabacco e dell’abitudine di fumare si parla per la prima volta proprio all’epoca della scoperta dell’America. A testimonianza di questa particolare usanza vi sono i testi di alcuni cronisti dell’epoca come Bartolomeo de Las Casas, che parlava della popolazione dei Taino che popolava l’attuale territorio di Santo Domingo. Scriveva che gli indiani mischiavano il fiato con un’erba detta pentum o tabago soffiando come dannati

Anche il governatore spagnolo di Santo Domingo Don Fernando Oviedo ne scrisse, considerandola come un’arte satanica degli indigeni, un’arte altamente nefasta, perchè l’aspirazione del fumo delle foglie del tabacco produceva in loro un profondo stato di incoscienza. Aspiravano talmente forte e in così grandi quantità da sballarsi diremmo oggi.

Il tabacco non veniva solo fumato ma anche sniffato o masticato e a questi usi venivano attribuiti poteri curativi. 

Da sostanza curativa a veleno

Già nel XVII secolo furono gli inglesi a lucrare maggiormente sul fumo del tabacco. I consumatori non erano solo soldati o marinai ma anche intellettuali, scrittori e poeti che sceglievano di fumare il tabacco sotto forma di sigari o nelle pipe. 

Anche la borghesia aveva le sue usanze, pensate che in occasione di particolari cene ci si recava a fumare in una sala a parte con indosso una giacca fornita dall’ospite, quando si ritornava nella sala da pranzo, questa giacca chiamata smoking, veniva sostituita con la propria perchè non aveva assorbito la puzza di fumo e non avrebbe così creato disagio ai commensali. 

La sigaretta non era ancora nata dunque, il LA alla nascita della sigaretta come la conosciamo oggi avvenne nel 1832 quando i soldati turchi che assediavano la città di San Giovanni d’Acri, infilarono il tabacco nei cilindri di carta in cui veniva solitamente stoccata la polvere da sparo e li usarono per fumare. 

La diffusione del fumo nel Mondo

Nel corso del XVII e XVIII secolo, il fumo si diffuse rapidamente in tutto il mondo. L’Inghilterra vide la nascita delle prime piantagioni di tabacco nelle colonie americane, e le pipe divennero un accessorio comune tra le classi più agiate. 

Con l’invenzione della sigaretta nel XIX secolo, il consumo di tabacco subì un’accelerazione senza precedenti. La sigaretta, facile da produrre e consumare, divenne il mezzo preferito per il consumo di tabacco.

La trasformazione in droga di Stato

La sigaretta era una sorta di sostanza dopante per i soldati al fronte, mentre il tabacco da pipa era considerato un antidoto contro le tentazioni carnali dei preti. 

Nel corso della guerra civile americana venne introdotto un tabacco più chiaro tra i soldati confederati, più leggero e aromatico (probabilmente il Golden Virginia) in grado di generare più dipendenza. Alla fine della guerra ci fu una diffusione massiva di questa varietà.

Nel 1880 venne introdotto un macchinario che permetteva di mantenere prezzi bassi a fronte di una enorme quantità di sigarette prodotte, le campagne pubblicitarie dell’epoca fecero poi il resto. Tempi in cui al posto di una dieta veniva consigliata la sigaretta per restare in forma; senza contare che i divi del cinema fumavano praticamente tutti e alla fine della seconda guerra mondiale i militari americani ricevevano intere stecche di sigarette che poi venivano usate al posto del denaro sul mercato nero. 

La diffusione delle sigarette negli anni 50 e 60

In seguito le bionde divennero prodotti su cui i governi poterono agevolmente caricare di tasse visto la dipendenza che generano

Tra gli anni 50 e 60 la sigaretta era ovunque: teatri, cinema e piccolo schermo, era un must! Un must per le masse nonché una droga di Stato. 

Il XX secolo segnò un cambiamento radicale nella percezione del fumo. Le industrie del tabacco, riconoscendo il potenziale economico delle sigarette, diedero il via a campagne pubblicitarie aggressive per promuovere il fumo. Durante le due guerre mondiali, le sigarette furono distribuite gratuitamente ai soldati, consolidando ulteriormente l’abitudine di fumare tra le popolazioni.

Gli Stati cominciarono a regolamentare e tassare pesantemente il tabacco, riconoscendo sia il suo valore economico che il crescente problema di salute pubblica associato al suo consumo.

Ed è proprio negli anni 50 che emersero i primi studi scientifici che iniziarono a collegare il fumo a gravi malattie come il cancro ai polmoni e le malattie cardiovascolari. 

Questo portò a una crescente consapevolezza dei rischi per la salute e a campagne di salute pubblica contro il fumo che ogo noi tutti conosciamo.

La lotta contro il fumo

Negli ultimi decenni, la lotta contro il fumo si è intensificata. L’OMS e numerosi governi hanno implementato politiche severe per ridurre il consumo di tabacco, tra cui divieti di fumo in luoghi pubblici, avvertenze sanitarie sui pacchetti di sigarette e restrizioni sulla pubblicità del tabacco. 

Queste misure hanno contribuito a una diminuzione del tasso di fumatori in molti Paesi del mondo, ma il problema persiste, specialmente nelle regioni in via di sviluppo.

Oggi, nonostante gli sforzi globali per combattere questa dannata abitudine, milioni di persone continuano a fumare, mettendo a rischio la propria salute e quella degli altri.