In un’epoca in cui il mondo del pugilato era dominato da regole piuttosto differenti, dove la discriminazione e la brutalità regnavano sovrane, emergono racconti come quello che state per leggere.
Questa è l’epoca dei combattimenti a mani nude. L’ascesa di campioni come John L. Sullivan, icona indiscussa dei pesi massimi alla fine del XIX secolo, porta alla luce un passato spesso dimenticato.
Nato nel 1858 nel Massachusset da genitori irlandesi, Sullivan incarnava l’essenza di un’epoca. La sua figura imponente era condita da un temperamento irascibile e una potenza fisica senza eguali. Queste sue caratteristiche lo portarono a diventare campione mondiale, nonostante la sua vita non fosse proprio assimilabile a quella di uno sportivo professionista.
In un’epoca in cui gli atleti di colore venivano esclusi dalle competizioni ufficiali, John L. Sullivan dominava gli incontri senza guantoni, a mani nude, in un clima cruento e spettacolare. Un contesto, permeato da pregiudizi e ingiustizie, dove emerge con forza la crudezza delle dinamiche sociali del tempo, il mondo del pugilato non faceva che rifletterle.
John L. Sullivan: una vita privata tra alcol, risse e prostitute
Oltre alla conclamata maestria sul ring, la vita privata di Sullivan era fatta di eccessi, dall’alcol alla sregolata vita sessuale, che ne facevano un personaggio tanto amato quanto temuto. I suoi frequenti trascorsi nei saloon, in compagnia di prostitute e personaggi poco raccomandabili, alimentavano la sua nomea di uomo da saloon, contribuendo a cementare quell’immagine di icona ribelle e trasgressiva.
Una macchina da guerra: combatté sbronzo e vinse ugualmente
L’8 luglio del 1889 ad esempio, è una data che rimase impressa nella storia del pugilato come un momento epico, in cui il leggendario John L. Sullivan si scontrò contro il pugile Jake Kilrain in un match che andò oltre ogni limite conosciuto.
In quella calda estate, mentre il sole batteva implacabile sul ring, Sullivan e Kilrain diedero vita a uno spettacolo che sarebbe rimasto nella memoria collettiva per sempre.
Ma non fu solo per la strenua battaglia (il match durò 2 ore e 10 minuti), che quel match entrò nella leggenda. Sullivan, famoso per la sua propensione all’eccesso, mise alla prova i suoi limiti alcolici prima ancora di salire sul ring. Bevendo una quantità spropositata di whisky, il campione mondiale arrivò al 75º round in uno stato di semi-incoscienza, colto da una crisi di vomito e tremori che avrebbero messo in ginocchio chiunque altro, ma non lui!
Tuttavia, la sua tenacia e la sua volontà indomabile lo spinsero a continuare, fino a vincere il match contro ogni pronostico.
Quel giorno, nel 1889, non esisteva ancora un limite massimo di round per gli incontri di boxe. I pugili combattevano a mani nude fino alla resa o al knockout, in una lotta senza fine che metteva alla prova la resistenza fisica e mentale degli atleti. Sullivan fu l’ultimo campione mondiale a combattere a mani nude, segnando una transizione epocale, infatti fu anche il primo a indossare i guantoni da boxe.
Una carriera al capolinea dopo 10 anni da detentore del titolo mondiale
Ma la vita di John L. Sullivan non fu solo gloria sul ring, dopo 14 anni di combattimenti la sua carrirera era ormai giunta al capolinea, e per 3 anni partecipò solo ad incontri di esibizione. Ci fu un ultimo incontro stavolta con i guantoni, il primo con i guantoni che inaugura la stagione della Boxe moderna, contro un ex impiegato di banca James J. Corbett (detto Gentleman Jim) nel 1892. Un match che perse, così come il titolo di campione mondiale detenuto per 10 anni e che gli valse l’appellativo di uomo più forte del mondo. In seguito si cimentò in un altro ring, quello della politica, dove però non ebbe mai successo.
Morì per un infarto e venne sepolto nelle campagne del Massachusetts il 2 febbraio del 1918, vicino a casa sua. Il terreno nel mese di febbraio era così ghiacciato che fu impossibile scavare la fossa, fu necessario l’uso della dinamite. La ciliegina sulla torta di una vita e una carriera veramente esplosiva!
Il funerale di Sullivan fu un evento che raccolse l’intera comunità pugilistica. Tra i presenti c’era anche il suo vecchio avversario, Jake Kilrain, il quale, vedendo il terreno esplodere, pronunciò queste parole:
Signori, il terreno è esploso. Il vecchio John avrebbe sicuramente approvato la scelta
Un epitaffio inatteso, ma che cattura perfettamente lo spirito ribelle e incrollabile di un uomo che ha segnato un’era nel mondo del pugilato.
La vita di John L. Sullivan ci ricorda che dietro la patina glamour e la gloria dello sport, si celano anche storie di fragilità umana, l’alcolismo è anche questo. In un’epoca in cui il mondo cerca di superare le divisioni e abbracciare la diversità, questa storia ci invita a guardare al passato con occhi critici e a impegnarci sempre al massimo in quel ring che è la vita!