Se per te la doccia è la conditio sine qua non per iniziare la giornata, questo articolo potrebbe incuriosirti.
Perché se oggi lavarsi potrebbe sembrare una questione scontata per vivere nel mondo civile, in passato era tutto il contrario, perché anche le classi sociali più agiate erano riluttanti all’igiene personale, considerata a quel tempo come nociva per la salute. Oggi parliamo della scarsa igiene di un celebre personaggio storico, che ho scoperto grazie alla lettura di un interessante articolo.
Scarsa igiene e bizzarre teorie mediche
A partire dal Rinascimento fino all’Illuminismo, i medici portavano avanti strane teorie, probabilmente basate su credenze popolari piuttosto che su dati empirici. Per i medici del tempo, fare il bagno era infatti foriero di gravi malattie.
Secondo questa impostazione l’acqua apriva i pori della pelle dando spazio a gravissime malattie.
Va dunque da sé che personaggi del calibro di Luigi XIV, certamente ligi alle indicazioni del medico, avessero una igiene molto dubbia. Il sovrano detto Re Sole, nel corso dei suoi 72 anni di Regno fece soltanto due bagni! Definirla scarsa igiene è un eufemismo.
La sua unica forma di cura personale consisteva nel lavarsi le mani con dell’acqua profumata, detergendosi talvolta il viso con un telo inumidito.
In compenso cambiava spesso abiti
Ma quindi metteva abiti puliti su un corpo sporco? Esattamente!
In quel periodo l’idea generale era che fossero gli abiti puliti a garantire l’igiene delle persone, piuttosto che l’acqua. Gli abiti secondo la credenza popolare dell’epoca, avevano il potere e il pregio di rimuovere lo sporco dal corpo.
La scarsa igiene del Re Sole non era certo un fatto isolato in un’epoca in cui se il medico consigliava un bagno, in seguito a questo era previsto un giorno di assoluto riposo in modo da recuperare le forze dal presunto indebolimento del corpo.
Il bagno per non più di una volta alla settimana
E’ solo dal 1700 che iniziò a farsi strada l’idea di doversi fare un solo bagno settimanale. Una questione che trovò il consenso della nobiltà. Dal XIX secolo in poi anche l’igiene pubblica iniziò a diventare oggetto di preoccupazione per le istituzioni.
L’industrializzazione aveva spinto le masse a riversarsi nelle città e così i rifiuti e la sporcizia a perdita d’occhio iniziarono a destare più di qualche preoccupazione nelle autorità cittadine.
La puzza dei rifiuti portava malattie
Fu la paura dei miasmi scatenatasi nella Londra vittoriana a dare l’impulso per la costruzione di servizi sanitari e di tutta una serie di infrastrutture sorte nel XIX secolo. Si pensava infatti che le particelle presenti negli odori molesti provenienti da sporcizia, rifiuti e letame potessero portare malattie come il colera.
Più tardi grazie a Pasteur si scoprì che la causa delle malattie erano i microbi. A quel punto i governanti non ebbero altra scelta se non quella di costruire impianti fognari e di fornitura di acqua pulita.
Ad ogni modo anche in Italia i primi impianti di questo tipo, uniti alla raccolta dei rifiuti e l’istituzione dei primi bagni pubblici che non fossero vespasiani, risale al 1869 nella città di Firenze. Anche i bagni nelle case nacquero nello stesso periodo.
Come la pelle candida, anche l’igiene era inizialmente appannaggio delle classi agiate.
In principio i bagni li avevano solo i ricchi, ma questa usanza fu mutuata anche nelle case della borghesia, fino ad arrivare alle città industriali e alle campagne.
E così che oggi anche noi possiamo mantenere una buona igiene personale.