Pubblicato nel 1967, il brano Vorrei la pelle nera ebbe un grande successo fin da subito. Il pezzo riuscì a conquistare il cuore del pubblico grazie a un mix irresistibile di ironia, ritmo e la giusta dose di riflessione sociale.
Vorrei la pelle nera: un ritratto ironico e tagliente
Il brano in realtà era intitolato La pelle nera e Nino Ferrer, è stato un artista poliedrico e dallo spirito ribelle che ha saputo cogliere in questa canzone le contraddizioni della società italiana ed europea dell’epoca, ma con un preciso riferimento a Orval Faubus, all’epoca governatore dell’Arkansas, passato alla storia come uno dei baluardi della resistenza dei segregazionisti bianchi contro l’integrazione razziale degli afro americani nelle scuole pubbliche degli Stati Uniti, durante il periodo della lotta per i diritti civili.
Con il suo testo, Ferrer mise in scena il desiderio surreale e provocatorio di avere la pelle nera, in un contesto dove il mito dell’America e la cultura afroamericana rappresentavano, per molti giovani europei, un modello di libertà e ribellione contro il conformismo dominante.
E’ un brano di genere rhythm’n’blues che racconta con tono leggero ma pungente, la storia di un uomo bianco che sogna di avere le qualità stereotipate attribuite agli uomini neri: la bellezza, il talento musicale, e l’energia travolgente. L’ironia del testo è evidente fin dalle prime battute, ma non si tratta solo di una semplice parodia: Ferrer usa l’ironia per fare una critica sottile, ma efficace, agli stereotipi razziali e al modo in cui la cultura nera veniva spesso ridotta a cliché.
Ferrer, infatti, nella canzone afferma di volere la pelle nera proprio come i grandi della musica blues e soul: Wilson Pickett, Ben E. King, Ray Charles e James Brown.
Le recenti polemiche made in web
Nonostante il suo tono provocatorio, o forse proprio grazie a esso, Vorrei la Pelle Nera è diventata una hit, amata sia dal pubblico italiano che da quello internazionale. Il ritmo accattivante soul e rhythm and blues, lo ha reso un evergreen sempre amatissimo.
Di recente sul web, trascinato dalla cancel culture imperante e dal politically correct, qualcuno si è chiesto come mai la canzone non fosse stata sottoposta a censura, più precisamente dove nel verso in cui Ferrer canta:
Ehi, ehi, ehi, dimmi come si può
Arrostire un negretto ogni tanto con la massima serenità…
Semplice, questa frase estrapolata dal contesto è certamente da censura, ma guardando l’intero testo si può ben comprendere quanto questo sia assolutamente contro il razzismo e quanto si prenda gioco del razzismo. Ma spesso grazie all’azione dei cani da tartufo del politically correct a tutti i costi, si tende ad andare a caccia di testi, estrapolando una frase ad effetto ma avulsa dall’intero testo, questo è uno dei casi più eclatanti.
L’eredità di Nino Ferrer
A più di cinquant’anni dalla sua uscita, Vorrei la Pelle Nera è un evergreen, un brano senza tempo che celebra Nino Ferrer come autore e interprete capace di leggere il suo tempo con occhio critico e disincantato.
Ferrer, che negli anni ha saputo spaziare tra generi e stili diversi, rimane un punto di riferimento nella musica italiana e Vorrei la Pelle Nera rappresenta forse il suo manifesto più riuscito: un brano che, dietro la sua apparente leggerezza, nasconde una riflessione profonda sulla società e sulla natura umana, il potere dell’ironia e della musica come strumenti di cambiamento sociale.